Israeliani affiliati all'ISIS dietro il saccheggio degli aiuti umanitari a Gaza
Oltre 100 camion di aiuti devastati: accuse di complicità contro Israele mentre bande armate seminano caos e morte sotto il suo controllo
Di Giuseppe Salamone, 20 novembre 2024
La crisi umanitaria a Gaza si aggrava ulteriormente con episodi di saccheggio e violenza che coinvolgono bande criminali, alcune delle quali legate all'ISIS e accusate di operare sotto la protezione delle forze israeliane. Il recente attacco a un convoglio di aiuti umanitari, organizzato dall’UNRWA (l'Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso ai rifugiati palestinesi), ha portato al furto di oltre 100 camion di risorse vitali mentre la povera popolazione di Gaza sta morendo per malnutrizione oltre che per le bombe israeliane.
L'ultimo attacco al convoglio di aiuti
Il convoglio di 109 camion aveva attraversato il valico di Kerem Shalom, nel sud di Gaza, quando è stato assaltato. Solo 11 camion sono riusciti a raggiungere la destinazione prevista, mentre i rimanenti sono stati saccheggiati. Gli autisti sono stati attaccati con armi da fuoco, e l’UNRWA sta ancora verificando il numero di vittime e feriti. La violenza è stata attribuita al collasso dell’ordine pubblico nella Striscia di Gaza, aggravato dal conflitto, dall’assedio e dalla protezione che queste bande criminali continuano ad avere. Tuttavia, l’UNRWA ha puntato il dito contro le autorità israeliane, accusandole di non rispettare gli obblighi previsti dal diritto internazionale per garantire un passaggio regolare degli aiuti. Le organizzazioni umanitarie sottolineano che, mentre i bisogni umanitari crescono, Israele limita drasticamente l’accesso di risorse essenziali. Nei primi sette giorni di novembre sono entrati a Gaza appena 22 camion di aiuti, a fronte di una necessità stimata di almeno 600 camion giornalieri.
Bande armate legate all’ISIS
Le forze di sicurezza palestinesi hanno identificato alcuni gruppi armati responsabili di questi saccheggi. Tra questi spicca la banda guidata da Yasser Abu Shabab, un noto trafficante con legami accertati con l'ISIS. L’unità “Sahm” delle forze di sicurezza di Gaza ha condotto un’operazione contro queste bande, eliminando Fathi Abu Shabab, fratello e stretto collaboratore del leader. Yasser Abu Shabab, tuttavia, è riuscito a sfuggire. Questi gruppi non si limitano al furto: alcune fonti riferiscono che di recente la banda di Abu Shabab ha incendiato un camion di benzina, bloccando così le strade e impedendo la distribuzione degli aiuti. Le loro attività aggravano ulteriormente la crisi umanitaria, specialmente nelle aree più colpite dalla fame e dalla carenza di beni essenziali.
Protezione israeliana e accuse di complicità
Diverse testimonianze suggeriscono che queste bande operino con la protezione implicita delle forze israeliane. Secondo fonti locali e internazionali, tra cui rapporti delle Nazioni Unite, i saccheggi avvengono spesso in prossimità di postazioni militari israeliane, dove non viene fatto alcun tentativo di fermare i criminali. In alcuni casi, le forze israeliane avrebbero addirittura ostacolato gli sforzi della polizia palestinese per proteggere i convogli di aiuti, attaccando direttamente gli agenti locali. Questa dinamica accresce i sospetti di una cooperazione diretta tra Israele e le bande criminali, un’accusa che getta ombre pesanti sulla gestione della sicurezza nella regione.
Reazioni delle autorità palestinesi
Il Palestinian Follow-Up Committee of National and Islamic Forces ha lodato l’intervento del Ministero degli Interni di Gaza contro le bande armate. In una dichiarazione ufficiale, il comitato ha denunciato il furto di aiuti come un crimine che aggrava la già critica situazione umanitaria, equiparandolo alle politiche di blocco imposte da Israele. La dichiarazione ha anche invitato i cittadini e i commercianti a non collaborare con questi gruppi criminali, esortando a un’azione congiunta per salvaguardare le risorse destinate alle comunità impoverite e sfollate.
Un contesto di sospetti e connivenze
Yasser Abu Shabab e la sua banda rappresentano un caso emblematico della complessa rete di criminalità, estremismo e possibili connivenze militari. La gang, composta da oltre 200 uomini armati, opera in una zona di Rafah descritta come “zona della morte”, un’area sotto controllo israeliano e solitamente inaccessibile ai civili di Gaza. Questa base, fortificata e fuori dalla portata delle forze palestinesi, ha alimentato ulteriori accuse di complicità israeliana. Secondo osservatori internazionali, il mancato intervento contro questi gruppi da parte delle forze israeliane, combinate alle loro azioni di disturbo contro la sicurezza palestinese, lasciano pochi dubbi su un tacito coordinamento.
Conclusioni
L’attacco al convoglio di aiuti è solo l’ultimo di una serie di eventi che mettono in luce la complessità della crisi a Gaza. Le bande criminali, con legami all’ISIS e il sospetto supporto israeliano, non solo mettono a rischio vite innocenti ma sabotano anche gli sforzi internazionali di soccorso. In una situazione già segnata da fame e disperazione, queste dinamiche rappresentano un ostacolo cruciale alla risoluzione della crisi umanitaria e alla protezione delle comunità più vulnerabili. Inoltre questi eventi dimostrano il legame di Israele con l'Isis, che anche in passato si è servito di questo gruppo terroristico per portare avanti azioni di destabilizzazione. Avvalorando ancora una colta la tesi secondo la quale, dietro l'Isis, ci sia il Mossad oltre ai servizi Britannici e statunitensi.