I Collaborazionisti dello Stato terrorista di israele: Il Ruolo dell’Italia nel genocidio.
Dalle posizione vergognose dopo i mandati della Corte Penale ai comportamenti pro israele nell'ultimo anno. Come l'Italia è complice di uno stato canaglia.
Di Giuseppe Salamone, 23 novembre 2024
La tragedia che si consuma in Medio Oriente non può essere raccontata senza sottolineare le responsabilità dei paesi occidentali. Tra questi, l’Italia emerge come uno dei più fedeli complici delle politiche aggressive di Israele, mettendo in luce un quadro di connivenza sistematica. L’appoggio incondizionato al governo di Netanyahu, nonostante le crescenti accuse di genocidio e crimini di guerra, dimostra quanto sia radicata questa alleanza.
L'indifendibile posizione di Salvini: una vergogna nazionale
A rendere ancora più drammatico il quadro della complicità italiana con le politiche di Israele, si aggiungono le dichiarazioni del ministro delle Infrastrutture e vicepremier Matteo Salvini. Dopo la decisione della Corte Penale Internazionale (CPI) di emettere mandati d’arresto per Benjamin Netanyahu e Yoav Gallant, Salvini ha affermato che Netanyahu sarebbe il benvenuto in Italia e che, nel caso, non verrebbe arrestato. Una posizione che rappresenta una palese violazione del trattato di adesione e ratifica dello Statuto di Roma, che obbliga l’Italia a collaborare con la CPI nell’esecuzione di mandati di arresto.
Non pago, Salvini ha rincarato la dose dichiarando che Netanyahu non sarebbe un criminale, aggiungendo che “i criminali sono altri”. A questo punto, il vicepremier dovrebbe chiarire chi considera tali, visto che Netanyahu è accusato di crimini documentati da organismi internazionali. Tra le atrocità attribuite al premier israeliano figurano il blocco totale di acqua, cibo e medicine alla popolazione di Gaza, i bombardamenti su ospedali, scuole, chiese, moschee, università e ambulanze, nonché attacchi deliberati contro tende di sfollati, con persone bruciate vive.
Tutte queste azioni costituiscono violazioni gravissime del diritto internazionale umanitario, come sottolineato sia dalla Corte Penale Internazionale sia dalla Corte Internazionale di Giustizia. Le affermazioni di Salvini, quindi, non solo sfidano ogni senso di giustizia e umanità, ma pongono l’Italia in una posizione di aperta insubordinazione rispetto agli obblighi internazionali.
Un ministro della Repubblica non può permettersi di esprimere tali posizioni. Salvini, con il suo atteggiamento, non solo discredita l’Italia agli occhi della comunità internazionale, ma dimostra un’assoluta mancanza di rispetto per il diritto internazionale e per le vittime dei crimini di guerra. È una vergogna che non può passare sotto silenzio: Salvini dovrebbe dimettersi immediatamente.
Ma la responsabilità non si ferma qui. Anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, pur mantenendo un profilo più basso, ha evitato di prendere una posizione netta contro il genocidio in corso. Nemmeno dopo l’emissione dei mandati d’arresto internazionali da parte della CPI, Meloni ha avuto il coraggio di condannare apertamente Netanyahu. Questo silenzio è altrettanto grave, perché tradisce il dovere morale e politico dell’Italia di difendere i principi di giustizia e umanità.
Diplomazia a senso unico: l'Italia all’ONU
Il 28 ottobre 2023, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite approva una risoluzione non vincolante per una tregua a Gaza, chiedendo l’ingresso di aiuti umanitari e opponendosi allo sfollamento forzato. La risoluzione viene adottata con 120 voti favorevoli, 14 contrari e 45 astensioni. Tra gli astenuti figura l’Italia, il cui ambasciatore all’ONU, Maurizio Massari, si affretta a dichiarare: “Sempre solidali con Israele. La sicurezza d’Israele non è negoziabile”. Un’affermazione che sancisce il sostegno italiano a prescindere dai massacri in corso.
Affari e sfruttamento: il gas di Gaza
Mentre le bombe devastano Gaza, il 29 ottobre 2023 Israele firma un accordo per lo sfruttamento del giacimento di gas offshore nella zona marittima G, per il 62% palestinese. Tra le aziende coinvolte spicca Eni, il cui principale azionista è lo Stato italiano, con il 32% delle quote detenute dal Ministero dell’Economia. L’operazione rende evidente come l’Italia non sia un semplice spettatore, ma un attore diretto nella gestione delle risorse sottratte ai palestinesi.
Fornitura di armi: un business florido
L’Italia figura tra i principali fornitori di armi a Israele. Nel 2023, secondo i dati Istat, le esportazioni italiane di armi e munizioni verso Israele hanno raggiunto un valore complessivo di 13,7 milioni di euro. Tra i principali protagonisti di queste forniture c’è Leonardo S.p.A., partecipata dallo Stato italiano, che fornisce tecnologie avanzate come i caccia M-346 e i cannoni navali 76/62 Super Rapido, usati sia in operazioni difensive che offensive, incluso il bombardamento della Striscia di Gaza.
Complicità politica: l’Italia difende Netanyahu
Nel gennaio 2024, quando la Corte internazionale di giustizia avvia un processo contro Israele per genocidio, il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani respinge categoricamente le accuse: “A Gaza non è genocidio”. Questo nonostante un bilancio drammatico di oltre 40.000 vittime palestinesi. (The Lancet, prestigiosa rivista scientifica a luglio 2024 certificata oltre 186.000 vittime) L’Italia, inoltre, sospende i contributi all’UNRWA, l’agenzia ONU per i rifugiati palestinesi, assecondando le accuse israeliane di presunte complicità con Hamas. Quando, a maggio 2024, il procuratore della Corte penale internazionale richiede un mandato d’arresto per Netanyahu, Tajani definisce la richiesta “del tutto inaccettabile”. La posizione italiana rimane invariata: sostenere Israele a ogni costo.
La doppia morale delle sanzioni
Mentre l’Italia si oppone fermamente a qualsiasi misura punitiva contro Israele, si schiera in prima linea nell’applicazione delle sanzioni contro la Russia, approvando ben 14 pacchetti di restrizioni dal febbraio 2022. Una doppia morale che rivela un approccio selettivo ai diritti umani, subordinati agli interessi economici e geopolitici.
Zitti e buoni: il silenzio complice
Di fronte ai bombardamenti di Gaza, agli attacchi contro l’Iran, il Libano, la Siria, lo Yemen e persino ai soldati italiani dell’UNIFIL, il governo italiano mantiene un silenzio assordante. Non una parola di condanna, non un’azione concreta per fermare le violazioni. Al contrario, Tajani, nell’ottobre 2024, si reca a Gerusalemme per riaffermare il sostegno dell’Italia al “diritto di Israele di difendersi”.
Conclusione
Il governo italiano non è solo un alleato di Israele: è un complice attivo, pronto a giustificare l’ingiustificabile in nome di interessi economici e geopolitici. Dall’astensione all’ONU allo sfruttamento del gas di Gaza, dalla vendita di armi al silenzio di fronte ai crimini di guerra e ora alla strenua difesa di criminali di guerra condannati dai tribunali internazionali, l’Italia dimostra un’allarmante mancanza di autonomia morale, di etica e umanità disattendendo ancora una volta i principi Costituzionali. Mattarella ha qualcosa dire a riguardo?